Il Maestro Seikichi Toguchi 1917-1998

(Commemorazione da parte di Toshio Tamano, 1998)

Il 31 Agosto scorso, è scomparso il Maestro Toguchi. Aveva 81 anni. Ho sperato che vivesse più a lungo. Entro la fine di quest'anno, negli Stati Uniti, la casa editrice Ohara pubblicherà, in inglese, il suo secondo libro "Okinawan Gojuryu" e l'anno prossimo uscirà, in Giappone, il suo tanto atteso "Shorei-Kan Karate vol.II". Mi dispiace che non potrà essere con noi per festeggiare queste pubblicazioni. Se fosse ancora con noi, avremmo anche potuto comletare insieme i numerosi progetti che avevamo.

Non ho mai conosciuto una persona che amasse il karate più di Toguchi Sensei. Fu ricoverato in ospedale nel Dicembre scorso, a seguito di un malore, dopo una lezione. Ha indossato il suo karategi fino all'ultimo momento. Il suo dottore e le infermiere sono rimasti attoniti nel vederlo, in coma, solo pochi minuti prima di morire, muovere le mani seguendo i movimenti del kata Tensho. Posso supporre che dopo 65 anni di costante ed ininterrotta pratica il suo corpo potesse muoversi anche senza il controllo diretto del cervello. Ha vissuto ed è morto insieme con il karate.

Toguchi Sensei studiò con il Maestro Chojun Miyagi, il fondatore del gojuryu, e con il suo primo allievo, il maestro Seko Higa. Il suo era l'autentico karate e ne andava estremamente fiero ed orgoglioso. Per lui, il karate gojuryu non era una mera arte marziale, ma piuttosto una vera e propria religione e ne sottolieava continuamente gli aspetti spirituali. Considerava il karate molto seriamente. Ecco perchè potè soppotare l'enorme sforzo necessario per sviluppare e promuovere il gojuryu del Maestro Miyagi.

Ricordo a tale proposito, un episodio che accadde a New York circa 25 anni or sono: una sera, dopo una piacevole cena in un ristorante, stavamo tornando verso l'hotel dove il Maestro alloggiava, vicino a Central Park. Durante il tragitto, approfittai per porgli alcune domande tecniche e chiarire alcuni dubbi che mi assillavano da qualche tempo. Pensavo fosse un'ottima occasione, dato che non lo vedevo da un po'. La sua reazione fu molto seccata e mi rimproverò dicendo: "Perchè mi fai queste domande in mezzo alla strada? Cosa credi che sia il karate? Ne parli come se fosse un passatempo. Ricordati che per me è sacro. Fammi queste domande quando saremo in karategi nel dojo."

Un giorno, circa trent'anni fa, mentre ero ancora in Giappone, chiese ai suoi allievi di assisterlo in una dimostrazione di karate che era stato invitato a tenere durante un festival, insieme con numerosi maestri di altre arti marziali. Prima di noi, si esibì un maestro di karate di fama mondiale, con i suoi studenti, e spiegò l'applicazione delle tecniche di alcuni kata. Quando tornarono dietro le quinte, il Maestro Toguchi lo affrontò dicendo: "Scusatemi, sensei, ma chi vi ha insegnato tutte quelle assurdità? O le avete pensate tutte da solo?" dendo ciò il suo interlocutore ed i suoi allievi s'infuriarono e noi pensammo che fossero pronti a saltargli addosso. Ci alzammo immediatamente per difenderlo. La tensione cresceva di secondo in secondo. Alla fine, l'organizzatore de festival si accorse della disputa ed intervenne per calmare gli animi. Non so cosa sarebbe avvenuto altrimenti. Più tardi, ridendo, il Maestro Toguchi ci confessò che non era sua intenzione provocare una rissa:"Ho cercato di tenere la bocca chiusa, ma quando ho visto la sua faccia non sono riuscito a frenare la lingua".

Di fatto, aveva un'assoluta fiducia nelle sue tecniche e nella sua conoscenza generale del karate. Durante uno stage aperto al pubblico a New York, un karateka di un altro stile interruppe la spiegazione opponendo l'opinione del suo insegnante, contraria a quella del Maestro Toguchi. Questi scattò:"Non voglio vantarmi, ma ve lo dico. Io sono il dizionario vivente del karate. Chiunque abbia opiniono diverse venga pure da me. Non mi tirerò indietro!"

Nel Marzo 1973, il Maestro Toguchi ed il suo amico Shimpo Matayoshi, il mio insegnante di kobudo di Okinawa che è scomparso lo scorso anno, mi chiesero di assisterli durante una serie di dimostrazioni e stages in Francia. Da New York, dove abitavo, volai a Parigi. La prima dimostrazione la tenemmo durante il campionato europeo. Nelle settimane successive, girammo per tutta la Francia ed infine li invitai a New York. Durante quel soggiorno mi resi conto che ascoltandoli parlare delle tecniche del karate e del kobudo, della vita e degli aneddoti legati ai grandi maestri di Okinawa come Chojun Miyagi, Choki Motobu, Shingi Go, Shinken Taira e così via, m'immergevo in un mare di informazioni molto preziose. Costoro, pensai, sono realmente i dizionari viventi del karate e del kobudo di Okinawa.

La fiducia del Maestro Toguchi non derivava solamente dall'aver studiato con Miyagi sensei e Higa sensei, ma anche dal suo continuo studio del karate. Senza sosta analizzò e cercò di migliorare le proprie tecniche, è importante sottolinearlo, non a modo suo, ma seguendo i dettami della teoria tradizionale: la teoria del Kata chiamata Kaisai no Genri, che il maestro Chojun Miyagi gli aveva insegnato. Abbiamo la conferma dell'esistenza di questa teoria nell'articolo di Miyagi sensei: "Karate-do Gairyaku".

Toguchi Sensei creò n nuovo sistema di insegnamento del karate tradizionale di Okinawa, basato su questa teoria e sulla bozza originale di questo metodo, creata da Miyagi Sensei. Lo chiamò: metodo didattico Shorei-kan. Se ne volete sapere di più, vi prego di leggere il suo "Okinawan Gojuryu (Ohara Publications, 1976), ed il suo prossimo libro delle stesse edizioni.

Molti karateka non comprendono perchè, nel karate, sia necessario praticare i kata: pensano che sia una perdita di tempo; ritengono più opportuno esercitarsi nel combattimento libero ed è per questo che le gare di combattimento sono diventate sinonimo di karate. Nessuno sa perchè si allenano i kata, o meglio, nessuno ha mai spiegato il loro significato. In Giappone, i maestri di karate dicono ai loro allievi che la teoria del kata è scomparsa, poichè quei pochi ad Okinawa che la conoscevano morirono all'epoca della seconda guerra mondiale, senza averla trasmessa.

Fortunatamente, invece, la teoria è sopravvissuta. Chojun Miyagi sensei insegnò il Kaisai no Genri al suo allievo Seikichi Toguchi. Ecco perchè il Maestro Toguchi era l'unico in grado di spiegare la relazione tra kata e combattimento reale. Il suo metodo di insegnamento Shorei-Kan è la risposta a chi dovesse ancora avere dei dubbi a riguardo. Il fondatore dello Shorin (Matsubayashi) Ryu, il Maestro Shoshin Nakamine, dopo aver visto una parte di questo metodo, dichiarò ad un giornale di Okinawa che Toguchi sensei era uno dei più grandi karateka nella storia del karate di Okinawa. Credo fermamente che il sistema del karate Shorei-Kan sia un'opera monumentale per il karate di Okinawa.

Abbiamo potuto vedere la devozione e i traguardi raggiunti dal maestro Toguchi nel Karate, ma senza menzionare la sua straordinaria abilità di combattente, non avremmo un quadro completo di questo formidabile karateka. Nei tempi andati, esisteva a Okinawa un'usanza chiamata kakidameshi. Si trattava di prendere di sorpresa celebri karateka, sconfiggerli e così diventare famosi. Toguchi sensei era un costante bersaglio, ma non fu mai sconfitto. Il suo combattimento leggendario ebbe luogo nel 1956 quando 18 Yakuzas (mafiosi) di Okinawa lo attaccarono con bastoni e tecniche di karate. Li sconfisse tutti. Nel 1968 stavo camminando con lui nelle strade di Koza City, ad Okinawa, quando un'auto ci sorpassò e si fermò. Ne scesero un robusto uomo di mezza età e due più giovani il cui aspetto non lasciava dubbi. Erano Yakuzas. Si avvicinarono ed educatamente salutarono il mio maestro. Quando se ne andarono, Toguchi sensei mi spiegò che si trattava di tre dei diciotto con cui aveva combattuto. Quel kakidameshi è noto come Zanpa misaki no ketto (il duello di capo Zanpa) e la gente di Okinawa ne parla ancora oggi.

Ho descritto l'episodio che segue in diversi libri e riviste, ma voglio racontarlo ancora una volta, poichè è stata una delle esperienze più importanti nella mia vita di karateka:

una nott d'estate del 1967, un parente del maestro Toguchi ci invitò a cena. Sulla strada del ritorno, era circa mezzanotte, le strade erano piene di soldati americani ubriachi. A quell'epoca la guerra del Vietnam era al culmine e molti dei militari che erano appena tornati dal fronte giravano liberamente per Okinawa.

Ad un tratto un G.I. americano ubriaco tentò di strapparmi di mano una bottiglia di whisky che avevano regalato a Toguchi sensei. Mentre cercavo di liberarmi di lui, ci accorgemmo di essere circondati da sette suoi compagni. Tutti sembravano ubriachi ed in cerca di rissa. Pensai che non avevamo altra scelta che quella di venire alle mani con loro. Da qualche parte, nella mia mente, volevo provare la mia abilità in combattimento e, allo stesso tempo, volevo vedere come il mio maestro, noto combattente, si sarebbe comportato.

Ad un tratto, egli scomparve dalla mia vista. Mi girai per cercarlo. Era in piedi proprio dietro di me come se si stesse nascondendo. Mi domandai cosa stesse fcendo lì dietro e pensai che esitasse a combattere. La tensione crebbe.

Stavo per colpire l'energumeno che avevo di fronte con un maegeri ai genitali, quando tranquillamente, ma molto rapidamente, Toguchi sensei si mise di fronte a me bloccandomi la traiettoria, come se sapesse esattamente cosa stavo per fare. Con un enorme sorriso cominciò a stringere le mani dei soldati, uno ad uno, salutandoli con degli allegri "How do you do? How do you do?". I soldati, non capendo cosa stava succedendo, cominciarono a contraccambiare i saluti allo stesso modo. Il tempismo non avrebbe potuto essere più perfetto. Tutti noi fummo presi di sorpresa e restammo immobili per un momento. Ci guardammo reciprocamente ed allora realizzammo cos'era successo.

I modi del maestro Toguchi erano stati in qualche modo buffi, i soldati ed io cominciammo a ridere e ci dimenticammo della disputa. Devo dire che ci lasciammo piuttosto allegramente.

Non potevo credere ai miei occhi: aveva vinto il combattimento con un sorriso. Se fossi stato da solo o con qualcun altro saremmo sicuramente venuti alle mani. Il maestro, per quanto abbastanza robusto, era di bassa statura, ma quella notte mi sembrò un gigante.

Più tardi, mi disse che aveva notato che uno dei soldati aveva una pistola con sè. Se avessimo cominciato la rissa, avrebbe potuto ucciderci e andarsene liberamente. Saremmo probabilmente morti come cani. Toguchi sensei mi ha veramente salvato la vita! Ed il whisky? Quando il maestro ed io lo bevemmo nei giorni successivi, lo trovammo squisito.

Toguchi sensei aveva una scuola a Koza City (Okinawa), ma si trasferì a Tokyo con la famiglia nel 1959 per diffondere la sua disciplina. All'inizio, non avendo un dojo al coperto, affittò il cortile di un tempio Shinto ed insegnava all'aperto. Come potete immaginare, non era molto comodo. Aveva numerosi allievi d'estate, ma in inverno restavamo in due o tre. Finanziariamente, passò dei momenti molto difficili. Una sera prese il treno per recarsi al tempio, che era abbastanza distante dal suo appartamento. Avrebbe dovuto tenere degli esami, ma quando arrivò cominciò a diluviare e nessuno degli allievi si presentò. La sessione fu annullata. Per comprare il biglietto di ritorno, il maestro contava sulle quote degli esami, quindi, non avendo soldi, si preparò a passare la notte alla stazione. Fortunatamente, un poliziotto gentile gli prestò il denaro necessario per tornare a casa.

Tutti noi studenti dello Shorei-Kan sapevamo che lo faceva solo per passione. Avrebbe potuto in qualsiasi momento ritornare ad Okinawa, dove c'erano numerosi allievi ad attenderlo. Abbiamo tutti apprezzato i sacrifici suoi e delle sua famiglia per l'arte. Toguchi sensei è morto, ma ci sta insegnando ancora qualcosa di più importante delle tecniche di karate. La poesia che segue fu scritta dal Maestro in occasione della morte del suo insegnante Chojun Miyagi. Oggi provo gli stessi sentimenti che provò lui quando la scrisse.

Una tigre muore e lascia la sua pelliccia
Un uomo muore e lascia il suo nome
Un maestro muore e insegna la morte.

Toshio Tamano