
Il karate nasce a Okinawa,
come risultato della contaminazione delle arti marziali cinesi
con le forme di danza e combattimento locali. Okinawa è l'isola
principale dell'arcipelago delle Ryukyu, o Nansei, situate a metà
strada tra la Cina ed il Giappone. A causa della posizione dell'arcipelago,
i suoi abitanti avevano intensi contatti culturali e commerciali
con la Cina, di cui il regno delle Ryukyu fu stato vassallo dal
1372 al 1609.

Per
mantenere l'ordine, un gruppo di funzionari cinesi (conosciuto
come le 36 famiglie) venne mandato a stabilirsi nella città
di Naha già dal 1392, e trent'anni più tardi l'uso delle armi
venne vietato su tutta l'isola (a questo proposito è utile ricordare
che Okinawa era ricca di zolfo, necessario alla Cina per produrre
esplosivi, ed in una posizione perfetta per divenire un importante
nodo commerciale del Pacifico. Il divieto di usare armi diviene
perciò ancora più comprensibile, soprattutto considerato il fatto
che nel Quattrocento iniziavano a comparire sulla scena commerciale
anche navi occidentali).

Nel 1609, il clan giapponese
dei Satsuma conquista le isole Ryukyu, anche se mantiene nascosta
la dominazione alla Cina, per paura di inimicarsi un così
potente stato. Intuendo le disastrose conseguenze di un guerra
aperta, i reggenti delle Ryukyu Haneji Choshu e Saion sfruttano
il potere della diplomazia e delle buone maniere (non per nulla
le Ryukyu vengono denominate shurei no kuni, "la nazione
che segue il protocollo"). Ma le richieste dei Satsuma, quali
la tassazione obbligatoria di tutti gli abitanti dai quindici
ai cinquanta anni rappresentano certamente misure impopolari (rimane
ancora, nell'isola di Miyako-jima, la "pietra delle tasse": secondo
la legge, chiunque fosse più alto di tale pietra doveva pagare
un tributo), e la sfortunata coincidenza di calamità naturali
(come la tsunami del 1771, che uccise migliaia di persone e distrusse
innumerevoli campi e villaggi) e carestie rendono la situazione
piuttosto tesa.

Sebbene non apertamente ostili alla
dominazione giapponese, gli abitanti delle Ryukyu organizzano
tuttavia una rete di resistenza segreta all'autorità, in cui l'arte
di combattimento indigena e quella cinese (il Kempo, tramandata
per generazioni dalle famiglie di origine cinese ormai naturalizzate
sull'isola di Okinawa) si fondono e si integrano in una nuova
sintesi estrememente efficace (non dimentichiamo che i contadini
di Okinawa dovevano difendersi con le sole mani e gli attrezzi
agricoli dai samurai, che avevano ricevuto una educazione militare
e possedevano buone armi e corazze). Questa arte di combattimento
viene indicata come tote, o "mano cinese".

Alla fine del diciannovesimo
secolo, per sottolineare la nuova identità di quest'arte
marziale, il maestro giapponese Gichin Funakoshi sostituisce il
kanji indicante "Cina" con quello che significa
"vuoto", approfittando del fatto che la pronuncia On
(giapponese) dei due kanji è simile, cioè kara.
Quindi il significato moderno del karate è "mano vuota"
ad indicare il fatto che non si usano armi.

I due stili originari del karate,
sviluppatisi nelle regioni di Shuri e di Naha, furono chiamati
rispettivamente Shuri-Te e Naha-Te, e divennero in seguito gli
stili Shorin-Ryu e Goju-Ryu di karate. (un terzo stile di combattimento
di Okinawa, chiamato Tomari-Te, sfortunatamente ha avuto un minore
sviluppo). Sebbene molti maestri di karate abbiano contribuito
allo sviluppo di questi due stili, i maestri Anko
Itosu dello Shuri-Te e Kanryo
Higashionna del Naha-Te sono riconosciuti oggi come i
padri del karate moderno.
Fino all'Ottocento, il karate
consisteva di una serie di tecniche utilizzate per la difesa ed
il combattimento, ma non possedeva un metodo di allenamento ed
insegnamento. La trasformazione del karate da un insieme di tecniche
(jutsu) ad una disciplina (do) vera e propria è
dovuta in gran parte al maestro Higashionna. Per potere insegnare
il karate nelle scuole secondarie di Okinawa, Higashionna introdusse,
all'inizio del ventesimo secolo, un metodo di insegnamento che
distingueva una fase di studio delle teniche fondamentali (kihon)
ed una più avanzata (kaishu), basata sullo studio
dei kata e delle loro applicazioni (kaisai). Inoltre, si
ritiene che siano dovuti a Higashionna l'arrivo ad Okinawa del
kata Seyunchin, di origine cinese, e l'enfasi data al kata
Sanchin nell'insegnamento.
Il lavoro del maestro Higashionna
venne proseguito dal suo allievo Chojun
Miyagi, che distinse tre fasi dell'allenamento:
- gli esercizi principali (shutai
undo), ossia le vere e proprie tecniche di karate;
- gli esercizi di preparazione (yubi
undo), suddivisi in esercizi di riscaldamento (junbi
undo) da effettuarsi all'inizio della lezione, ed esercizi
di rilassamento (seiri undo)
da effettuarsi alla fine;
- ed infine gli esercizi complementari
(hojo undo) necessari per
sviluppare la forza fisica, da effettuarsi a corpo libero (toshu
hojo undo) o con attrezzi (kigu hojo undo).
Il maestro Miyagi modificò il kata
Sanchin (che prima veniva praticato a mano aperta), rendendolo
più semplice ed enfatizzandone la parte dura, e per compensare
ciò creò il kata Tensho, più morbido.
Infine, il maestro Miyagi creò i primi kata didattici del
Goju-Ryu, i kata Gekisai dai ichi e dai ni, e introdusse
l'esercizio irikumi. A questo punto, l'arte marziale da
lui chiamata Goju-Ryu prendeva una forma definita.
Il lavoro del maestro Miyagi, purtroppo
interrotto dalla sua morte improvvisa nel 1953, venne ripreso
ed ampliato dai suoi allievi. Siccome il maestro Miyagi non aveva
ancora designato un successore, i suoi allievi interpretarono
ed ampliarono gli insegnamenti del Maestro Miyagi in direzioni
diverse, creando le varie scuole di Goju-Ryu presenti al giorno
d'oggi, tra cui la Meibukan (fondata da Meitoku Yagi),
la Jundokan (fondata da Eiichi Miyazato) e la
Shoreikan (fondata da Seikichi Toguchi).
La struttura della lezione attualmente
utilizzata nella scuola Shorei-kan è quella impostata dal
maestro Toguchi, e consiste di una fase di preparazione (junbi
undo, chiamata anche daruma taiso),
una fase principale (shutai undo)
ed una di rilassamento (seiri undo),
più una serie di tecniche complementari per rinforzare
il corpo (hojo undo). Il maestro Toguchi
inoltre introdusse esercizi di karate ritmico (risumo karate),
da effettuarsi a tempo di musica.
Il nome dato
al maestro Toguchi alla sua scuola ne descrive molto bene lo spirito.
"Shorei-Kan", infatti, significa "la casa del rispetto
e delle buone maniere". I Maestri Shorei-Kan, infatti, non
sono allenatori votati alla ricerca del campione, ma soprattutto
educatori. Per illustrare lo spirito Shorei-Kan è utile
ricordare un aneddoto raccontato da Marion Tamano (5°Dan),
riguardo il perchè scelse la scuola del Maestro Tamano
in mezzo alle tante scuole di arti marziali disponibili a New
York: "Era l'unico dojo davanti alla cui porta gli studenti
si fermavano dopo la lezione a chiacchierare e a ridere".
Il karate goju-ryu Shorei-Kan è basato
sull'uso dell'energia interna, e possiede una forte componente
tradizionale. Il cinema ha reso famoso questo stile con il film
"Karate Kid", ma la sua introduzione nel nostro Paese
è piuttosto recente, essendo avvenuta nel 1982 ad opera
del maestro Toshio Tamano.
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